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STATUARIA


 

Le Vie Sacre e i  Templi Funerari erano dotati anche di statue celebrative.

Con la II Dinastia risultano fissate le regole che caratterizzano la statuaria regale egizia: seduto in trono, con rigida frontalità, sguardo fermo in avanti, immobilità divina.

Zoser è un primo esempio di tale equilibrio. La perfezione è raggiunta con la IV Dinastia (statua di Chefren) e con la V Dinastia (statua di Userkaf) che aggiungono una prima connotazione personalistica individuale, ancora stilizzata, scevra da realismi superflui.

Col Medio Regno si accentuano i caratteri individuali: Sesostri III è presentato stanco e disilluso,  Amenemhet III appare in tutta la sua vigoria caratteriale.

Con Amenhotep III si concede la priorità al colossale: il suo tempio funerario è guardato dai due cosiddetti "Colossi di Memnone” che si guadagnarono il diritto di essere onorati tra le Sette Meraviglie del mondo antico anche in virtù della leggenda che narrava del magico effetto di angelici suoni emessi all'alba di ogni giorno.

Grazia, raffinatezza di dettaglio, compostezza e colossalità insieme, sono espresse dalla statua di Ramesse II (XIX Dinastia, XIII sec. a.C.) nel Museo Egizio di Torino.

Nel Nuovo Regno la statuaria regale funeraria continua a prediligere la rappresentazione di faraoni con visi rigidi ma dettagliati su corpi tozzi e stilizzati forse perché la testa è il centro dell'espressione, della volontà e dello spirito umano mentre il corpo rinvia a generiche connotazioni non particolarmente distintive.

Esemplari di statuaria - Museo Egizio Torino

 

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