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"GUERNICA" di PICASSO (1937)


Siamo al cospetto di una rappresentazione della morte di uomini, animali, città, culture, prodotta dalla guerra.

Il bombardamento aereo della città di Guernica (Spagna) operato dai Tedeschi, alleati dei Franchisti, ispirò questo dipinto che non racconta quella vicenda ma grida lo strazio di tutte le guerre.

Le sue grandi dimensioni (metri 3,50 x 7,82) avvolgono l’osservatore assorbendolo nella narrazione fino a renderlo partecipe e responsabile delle sopraffazioni delle guerre.

L'opera sorprende per la totale assenza dei colori; questo trasmette con immediatezza il senso del dramma. Dai grigi e neri dei fondi emergono i disegni bianchi e ombrati che mostrano frammenti di realtà angosciose: sono parti smembrate di corpi dilaniati di uomini e animali, nessun legame tra loro se non il buio che li unisce; una lampada casalinga non rischiara ma ricorda il calore domestico  privato delle persone, un toro umiliato (la Spagna) senza combattenti, una madre che urla al cielo la morte del bimbo, un braccio amputato che brandisce la spada spezzata (l’arma bianca surclassata dai moderni ordigni bellici), mezzo uomo a braccia levate che impreca la malasorte, un cavallo che stramazza ed una tenue lanterna che non illumina ma esprime fiducia.

L'opera tocca la sensibilità individuale e quella collettiva, sociale, perché tratta non la singola morte di un uomo o di un animale ma una morte collettiva, una distruzione totale.

La tecnica pittorica in molti ha creato pregiudizi inibendone l’interpretazione e il godimento e, prima ancora, perfino l’approccio, a causa del linguaggio innovativo che lo sottrae alle convenzioni della classicità, fatta di figure naturalistiche, precise, leziose, fotografiche. Qui invece la tecnica richiama non le grandi opere del passato ma i disegni infantili.

ll maestro li ha avallati scoprendone l’essenzialità e la drammaticità svincolata da ridondanze estetiche; resta una grafica naif diretta e cruda.


 

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