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“CRISTO VELATO” di Giuseppe Sammartino (1753)


 

Non è virtuosismo tecnico od artistico, è la sublimazione del trapasso: il corpo senza vita materiale resta vivo d'amore e di sofferenza non per il proprio corpo dilaniato ma per l'incomprensione degli uomini.

Quando si dice "stendere un velo pietoso" si intende il desiderio di coprire per pietà una ignominia o bruttura o qualsivoglia errore umano; nel Cristo del San Severo, il velo è stato steso materialmente per coprire le fattezze carnali e farle assurgere ad essenza di scarnificazione. Il velo introduce lo smagrimento del corpo, le piegoline del tessuto lungo le mani anticipano e proiettano  l'ossificazione delle dita. Nel viso si legge il messaggio dell’amore espresso dalla infinita dolcezza che esclude qualsivoglia risentimento. Le sue fattezze di gentilezza femminile rinviano ancor più all’amore materno o all’innocenza fanciullesca.

Il Cristo velato è opera di Giuseppe Sammartino del 1753 ed è conservato nella Cappella San Severo a Napoli.


 

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