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“ISOLA DEI MORTI” di Böcklin (1880)


Qui la morte si è già consumata.

Una bara è trasportata sulla barca guidata da una figura in bianco, forse Caronte, forse l'anima del defunto stesso.

L'atmosfera è ferma e senza tempo, fuori dallo spazio, almeno da quello dei vivi. Il mare nerastro toglie vitalità anche all'acqua.

Un isolotto cupo accoglie i defunti nella quiete dei cipressi racchiusi tra gelide rocce inospitali.

Alcuni portali sepolcrali (diversamente interpretati nelle cinque versioni del dipinto), introducono alla dimora finale sancendo l'imperturbabilità o l’impenetrabilità del luogo.

L’insieme propone un oltretomba arcaico, senza premi d’empireo né dannazioni infernali, senza speranze né rimpianti né ricordi: è la quiete eterna.


 

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