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L'UNIVERSO NELLA FILOSOFIA


In assenza di strumenti per le misurazioni e le verifiche scientifiche, la filosofia si è sempre adoperata, su basi strettamente speculative, di spiegare l’origine dell’universo.

Parmenide credeva in una realtà immutabile, sempre identica a se stessa almeno nella sua essenza e fuori delle illusorie apparenze. In ogni essere animato od inanimato vedeva un piccolo mondo autogeneratosi, finito ed immortale.

Eraclito rovesciò i termini della questione indicando l’illusorietà nella sostanza intima delle cose e individuando la effettiva autentica realtà del mondo nelle sue trasformazioni verso un continuo divenire. Vedeva la realtà soggetta a continui cambiamenti, palesi o latenti, tanto da sostenere che “tutto scorre” (in greco, panta rei): tutto si trasforma e nulla resta mai uguale a se stesso.

Democrito concepì la nozione di atomi di natura diversa che spontaneamente o accidentalmente incontrandosi si fondono formando nuove sostanze. Tali diverse associazioni di atomi spiegava il nascere dei materiali inanimati ed il sorgere della vita animata ed anche tutte le successive evoluzioni con le armonie ed i contrasti possibili.

Anassagora sospettava la presenza di spore o semi, vivificatori vaganti nell’Universo ed in grado di attecchire all’incontro con terreni idoneamente fertili. Pensava che quei germogli di vita fossero stati creati e inviati e pilotati da un Essere creatore, di natura ed intelligenza divine.

Platone argomentava che il mondo discende dall’Opera deliberata di un Demiurgo che ha creato il mondo dotandolo solo di parte della sua perfetta astrazione.

Aristotele avvertiva la presenza astratta ed immutabile di un Dio supremo ma escludeva che la sua natura perfetta, astratta ed eterna, potesse produrre un mondo identicamente eterno. Appoggiando le teorie di Eudosso, sostenne la centralità della Terra negli equilibri cosmici e la conseguente superiorità dell’uomo nelle manifestazioni della vita.

Gli Stoici sostenevano che il Mondo affrontasse continui cicli di distruzioni e di rinascite, con ripetizione identica di ogni evento naturale sia terreno sia celeste.

Il Cristianesimo ribadì l’interpretazione ebraica della creazione divina dell’Universo destinato ad una fine. Agostino di Ippona pensò che prima della creazione non esistesse il tempo, eludendo la risposta alla domanda su cosa ci fosse stato prima.

La comune credenza che il Mondo girasse intorno alla Terra alimentava anche la convinzione che l’uomo fosse il centro ed il fine dell’Universo.

Copernico nel XVI secolo e Galilei nel successivo, dimostrarono invece come fosse la Terra a girare intorno al Sole, sconvolgendo anche le interpretazioni religiose e filosofiche.


 

 
 

 

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