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LA NASCITA


Un nonno che ama raccontare alla nipotina la meraviglia della vita e della nascita così scrive in un inedito qui di seguito riportato.

Nell’uovo di gallina distinguiamo il guscio, l’albume e il tuorlo. Se fosse fecondato, dopo giorni al calduccio, l’albume si trasformerebbe in pulcino e il tuorlo nel suo nutrimento, fino alla dischiusa del guscio.

La fecondazione sarebbe potuta avvenire se il seme di un gallo avesse investito l’uovo al suo primo formarsi nel corpo della gallina.

Le larve prodotte dalle uova di alcuni insetti un bel giorno improvvisamente diventano crisalidi, si liberano della cuticola, come di una maglietta stretta che li imprigionava, distendono ali lucenti e si trasformano in farfalle variopinte.

La rana fecondata produce migliaia di girini, esserini formati da capocchia terminante a codino filamentoso, somiglianti ai microscopici corpicini dello sperma maschile, il seme o liquido fecondatore presente negli adulti degli uomini e di molti animali.

In natura esiste un campionario di miracoli quasi infinito. Quello della nascita è tra i più appariscenti e commoventi.

Tutta la vita è un miracolo o un miracolo di miracoli. Del caso o di Dio?

L’ultimo di questi miracoli è che la vita, in tutti gli esseri viventi, è eterna o infinita infatti, prima di morire, il singolo essere si riproduce in altri esseri consimili e perpetua la vita. Muoiono i singoli sopravvive la specie; sopravvive la vita. La morte è la transizione tra una generazione e l’altra.

La riproduzione è la trasmissione dei caratteri e degli istinti di base da una generazione all’altra. La convivenza di più generazioni, soprattutto negli uomini, consente la consegna da una generazione all’altra degli ulteriori insegnamenti acquisiti.

Molte piante in età adulta producono un seme che attecchisce e si sviluppa e si riproduce se viene ospitato da un terreno fertile, portatovi o dalla caduta o dal vento o dagli animali. L’incontro di un seme con la sua zolla fertile può avvenire per caso senza discendere da alcun atto d’amore tra il seme, pianta-padre, e la zolla, terreno-madre; può esserci però un disegno superiore che governa le compatibilità e le casualità.

Negli uomini come in molti animali si distinguono due gruppi, maschi e femmine, dotati di molti caratteri comuni e di alcuni caratteri distintivi. Fra le differenze maggiori c’è che il maschio adulto produce i semi e che la femmina adulta è dotata degli organi necessari allo sviluppo del seme fino alla sua trasformazione in essere vivente completo e indipendente, che il tempo renderà idoneo a riavviare e perpetuare il processo della riproduzione.

Mentre nelle piante il seme può cadere accidentalmente o essere trasportato da eventi esterni in luoghi diversi, il seme dell’uomo viene iniettato nel corpo femminile in maniera mirata: il seme maschile uscendo da un tubicino, il pisellino o pene, che si comporta come un imbuto o canale di guida, trova terreno fertile solo nel ventre femminile entrando dalla sua farfallina, o vagina.

La penetrazione è possibile solo quando le due persone sono pervase da amore e desiderio.

L’amore è l’attrazione sentimentale; il desiderio è un prurito di passione.

Un ennesimo miracolo o furbizia della Natura vuole che il seme maschile fuoriesca dal canalino, il pisellino, che solitamente serve a indirizzar il getto della pipì. È singolare che i medesimi canali (coincidenti nel maschio, prossimi nella femmina) usati per espellere le urine, ossia i residui della digestione quindi il liquido più inutile della vita, siano anche usati per guidare il seme ossia il liquido più prezioso della vita. Sembra che delle due funzioni l’una debba mascherare l’altra. Quale?

Questo accade perché la Natura è risparmiatrice ed evita doppioni ma forse ancor di più perché ha voluto che l’atto della copula, l’accoppiamento con inseminazione e concepimento, fosse oltremodo protetto. Da cosa?

La discutibile morale degli uomini crede che si sia voluto occultare l’apparato genitale invece la Natura non ha pudori. Ha protetto entrambi gli apparati, dei terminali esterni digestivi e genitali, da insidie derivabili da colpi di sole, da colpi di freddo, da polveri e insetti dell’aria. È evidente che la Natura ha interesse a mostrare, non a nascondere, i caratteri sessuali poiché essi sono il primo invito visivo ed olfattivo verso la conservazione della specie. Le riprove sono nella vistosità della differenziazione dei sessi: colori diversi nella pelle, pelliccia, piumaggio, struttura generale, genitali esterni.

L’inseminazione nella donna feconda diventa il primo atto del concepimento. Negli uomini più che negli animali, diversamente da quanto accade nelle piante, questa fase preliminare alla nascita è frutto dell’amore e della scelta da parte dei genitori.

I vegetali non hanno anima e non hanno sentimenti: è sufficiente che un seme sia posto in terreno fertile perché attecchisca; essi non si scelgono. Uomini e animali hanno anima e sentimenti: possono scegliersi legarsi amarsi o ignorarsi.

Nell’atto del concepimento si manifestano e coincidono e si appagano i due principali istinti umani, quello di sopravvivenza dell’individuo e quello di sopravvivenza della specie. Il primo perché l’individuo ottiene per sé il massimo piacere, il secondo perché si ottiene la riproduzione.

Altro miracolo di quest’atto è che due egoismi coincidono con due altruismi: il piacere dell’un individuo coincide con il piacere dell’altro.

Il contadino semina il campo coi chicchi di grano secondo un suo criterio di miglior crescita e di più comodo raccolto.

Il contadino è diventato la ‘volontà superiore’ alla spontaneità della nascita del grano. La volontà dell’uomo può decidere i tempi e i luoghi della nascita dei vegetali, senza competere con volontà divine.

Al contadino che coltiva il suo campo corrisponde la signora che pianta i suoi semi di rose sul davanzale. I due hanno inciso sui luoghi del destino di grano e rose, potranno favorirne la crescita con acqua e concimi ma resterebbero impotenti se una grandinata imprevista li distruggesse.

Il seme delle piante quando attecchisce nel terreno avvia uno sviluppo che lo porta a trasformarsi in una pianticella che al raggiungimento dell’esterno del terreno è ancora molto semplice nell’aspetto, spesso costituita da poco più che una fogliolina del tutto diversa dalla varietà di forme e colori che mostrerà da grande.

Il seme dell’uomo concepito nel pancino della madre avvia un processo più complicato tanto che quando si sviluppa ed esce all’esterno è già un essere umano complessissimo e molto somigliante a ciò che diventerà dopo: ha già visibilmente formato testa, corpo, arti, occhi, orecchie, naso, mani, dita, capelli e una grande varietà di organi interni.

Nelle piante non c’è il distacco dal terreno che ha nutrito il primo esserino in embrione viceversa il neonato dell’uomo si distacca dal corpo che l’ha prodotto.

Durante la gestazione il feto non era solo contenuto nel ventre materno: vi era legato da un cordone, tubo di trasmissione del cibo, dell’ossigeno, dell’anima e dei sentimenti.

All’atto della nascita il cordone si spezza o viene reciso.

Benvenuto bimbo, o cucciolo!

Con il concepimento parte il miracolo della vita, discendente dall’amore di coppia. Col parto si conclude il miracolo della gestazione che lega due anime, madre e bimbo, presente e futuro, in un corpo solo. Con la nascita parte il miracolo della vita che disgiunge i due esseri in due corpi e in due anime che iniziano a nutrirsi di reciproco amore.


 

 

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