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LA PROSTITUTA


Fra tutti i mestieri quello della prostituta è il più inviso, considerato il più vergognoso e squalificante, tanto che la buona creanza vuole che non se ne parli troppo apertamente in società e che in presenza di bambini non lo si nomini neppure.

Nell’accezione popolare di puttana, prostituta è sinonimo di massimo spregio, ai confini col demoniaco. Designa la donna sporca immorale laida lasciva sleale egoista inaffidabile traditrice maschia determinata, che trasferisce alla prole le negatività: figli di puttana, col significato di furbo inaffidabile egoista traditore.

Altri mestieri possono in qualche misura essere citati in senso spregiativo: ad esempio il becchino, il macellaio, il calzolaio, il ladro. In altre categorie esiste una scala di valori interni o personali che comprende la possibilità di aspetti positivi: il becchino può essere rispettoso composto riservato delicato, il macellaio può essere onesto fornito bonaccione servizievole pulito coscienzioso, il calzolaio può essere buono mite timido gentile paziente aggiornato raffinato, il ladro può essere gentiluomo bisognoso poveraccio giustiziere plagiato. Per la puttana non esistono gradazioni di merito o di qualità: è sempre solo il peggio di tutto; anche trattandosi di bella donna si dirà che è volgare vistosa mal truccata mal vestita, se è abile o educata o delicata si dirà che è finta falsa recitata.

La prostituzione è dichiarata come piaga sociale in sé e per ciò che comporta come indotto commerciale: la malavita, il crimine, il nesso con la droga. Si ripete che prostituzione e droga alimentano il crimine.

È la sola attività commerciale a carattere lucrativo e continuato che non emette scontrino fiscale né ricevuta né fattura. Impedita alla dichiarazione dei redditi e al pagamento delle tasse relative, trae utili più cospicui.

Forse la prostituzione è l’unico problema civile che accomuna i partiti politici. Chiesa, Stato e Associazioni varie, sono determinati a combatterla, senza concessioni né deroghe né titubanze. Messa all’indice da tutti, con tanta unità d’intenti, la prostituzione dovrebbe essere stata debellata da tempo, invece sopravvive e si adegua ai tempi.

A tanta unità di intenti ha sempre fatto riscontro una incessante e concreta azione deterrente a tutti i livelli: lo Stato l’ha perseguitata e punita con eserciti di poliziotti in ogni angolo del territorio; la Chiesa l’ha scoraggiata con la capillarità delle omelie e delle confessioni; gli Enti vari attraverso provvedimenti di vario tipo; alcuni folli cittadini criminali credono di sopprimerla assassinandone qualche esponente indifesa nei parchi pubblici o nel privato.

Nonostante tanta avversità il fenomeno continua a dilagare.

Qualcosa non quadra. Il marcato contrasto tra il dispiegamento di forze per eliminarla e la nullità dei risultati, fa sorgere dubbi sulla correttezza dei presupposti messi alla base degli approcci alla tematica.

È obbligata qualche riflessione accademica per chiarire taluni malintesi sulla demonizzazione della prostituzione.

Dal punto di vista legale va notato che così come la prostituzione è rigidamente vietata in mezzo pianeta, nell’altro mezzo si ingegna tra la tolleranza e la regolamentazione. In Italia la prostituzione è consentita; sono vietati il favoreggiamento, lo sfruttamento e l’adescamento.

Nelle varie accezioni dialettali la prostituta è una professionista del sesso prestato a pagamento e a tempo, senz’altri riflessi e coinvolgimenti. Il suo sinonimo di puttana viene adottato spregiativamente anche per non professioniste. Non è da confondere con ‘troia’ che sta per erotomane o ninfomane. 

La religione cristiana proibisce praticarla e frequentarla. Nei Vangeli Gesù perdonò la Maddalena, peccatrice adultera penitente, e la Chiesa la celebra Santa il 22 luglio; è dura invece la condanna per chi non si pente.

Dal punto di vista dell’igiene sanitaria permangono grandi riserve poiché la sua osservanza è affidata totalmente al senso di responsabilità degli individui coinvolti e mancano controlli d’autorità.

Escludendo le etere, le geishe, le Muse ispiratrici e le dame di compagnia, le prostitute esercitano anche tacendo del tutto, ignorando qualsivoglia nozione scolastica o perfino la lingua del cliente. La compatibilità del mestiere con la mancanza di istruzione fa additare le prostitute fra le lavoratrici più ignoranti e socialmente squalificate. Le interessate controbattono osservando come siano molto numerose le categorie di lavoratori privi di titolo di studio.

Non si sa per certo quale sia la quota intascata dalle protagoniste e quale vada agli approfittatori. Si dà per scontato che sviluppino un patrimonio annuo complessivo degno delle grandi aziende nazionali ed un reddito medio pro-capite oscillante dai pochi spiccioli alle migliaia di euro giornalieri, con una longevità professionale che solitamente esclude le ultraquarantenni.

Dal punto di vista assicurativo non gode di privilegi previdenziali né per malattia né per vecchiaia.  Non distingue turni di lavoro diurno o notturno o festivo. È esposta alle intemperie, poco protetta dall’abbigliamento striminzito anche nel gelo invernale.

La fisiologia umana impone i due primari istinti di sopravvivenza dell’ individuo e sopravvivenza della specie. Per entrambi produce appetiti imprescindibili: il bisogno di mangiare, per la prima, e la pulsione sessuale, per la seconda. Non riuscendo a soddisfare onestamente la necessità di mangiare per sé e per i propri figli, gli uomini possono sentirsi obbligati a rubare ed in qualche misura sono moralmente perdonabili; non sono civilmente perdonati poiché intaccano la proprietà altrui. Non disponendo di una propria compagna per soddisfare il bisogno sessuale, gli uomini si sentono costretti a rubare la donna d’altri oppure a conquistare la donna d’altri oppure ancora, quando possibile, ad acquistare le grazie di una donna non d’altri ma libera o di tutti. In alcune carceri dell’Occidente, le prostitute sono periodicamente ammesse per rispettare l’equilibrio fisico e psichico dei detenuti.

Nella Storia antica, soprattutto delle regioni orientali e mediorientali, era riconosciuta speciale dignità alle prostitute sacre, vestali e sacerdotesse che propiziavano pubblici riti sessuali per il bene della comunità. Nella Grecia antica erano frequenti le etere, compagne di vita di artisti e potenti, figure a cavallo tra le amanti e le Muse ispiratrici. Nel mondo arabo era consentito, a chi poteva permetterselo, l’harem composto di odalische riservate al sultano. Nella Storia recente del Giappone sopravvivono le geishe, speciali compagne nei rituali pubblici e domestici, con controverse mansioni di prostitute e di etere.

Dal punto di vista maschilista la disponibilità della prostituta è percepita come manifestazione della sua inferiorità spinta all’asservimento e in molti può realizzare il sogno della bigamia o dell’harem.

Per il femminismo, la prostituta tocca i due opposti di autodeterminismo e di asservimento. Plaude alla sua capacità di indipendenza e di autodifesa dalle continue e pesanti insidie della professione; condanna  il suo scadimento ad oggetto inanimato del capriccio maschile.

La prestazione della prostituta comprende comportamenti variabili dalla massima passività di qualcuna alla estenuante ginnastica o alle raffinate seduzioni di altre, che possono raggiungere livelli di dedizione artigianale o di creazione artistica o di estrema sensibilità psicologica.

L’esplosione della prostituzione maschile negli anni duemila toglie a quella femminile il falso marchio dello squallore morale e sociale ipocritamente da sempre addebitato alle donne. Nuove e vecchie perversioni sessuali, pedofilia omosessualità sadomasochismo, tornate in auge con la modernità, riconducono la prostituzione femminile convenzionale ad un livello di minore allarmismo abbassando la soglia dello scandalo.

Altro malinteso sociale deriva dalla confusione tra sesso e vizio, come se l’uno portasse sempre all’altro e dimenticando che il sesso è una pulsione naturale sana e indispensabile mentre il vizio è un gioco o una debolezza con altre radici estranee al sesso.

In merito al prezzo pagato alle prostitute va detto che esso discende dalle leggi di mercato, correttamente applicate ed accettate. Il prodotto in vendita è esposto quasi privo di confezione quindi non può celare inganni. La esercente s’adopera sempre al meglio per soddisfare il cliente poiché ha interesse a ingraziarselo per auspicati ritorni e redditizi passaparola. Mai raggira commercialmente il cliente e sempre lo gratifica e lo esalta o lo consola.

La  domanda banale e frequente sul perché abbia scelto quel mestiere non trova le identiche inutili risposte che si otterrebbero rivolgendola a un carabiniere o geometra o arrotino o avvocato o altro. Le motivazioni note e inconfessate sono nel’impellenza del bisogno economico, nella disperazione e nella facilità di guadagno. La prostituzione è il solo mestiere, non occasionale, che può essere intrapreso dall’oggi al domani, senza titoli di studio né licenze di esercizio né apprendistato. Assicura il rendi-e-prendi (“Qua la pezza e qua il sapone”): pagamento contanti e anticipato, senza sconti rinvii rate e crediti. Semmai si dovrebbe interrogarla sulle condizioni del presente o sulle previsioni future, visto che purtroppo dalla cronaca si conoscono troppi casi prima taciuti di costrizioni, di sfruttamenti e di violenze.

Come in tutti i campi, pure tra le prostitute ci sono le arricchite, salvo che sono un’eccezione e di breve durata. Anche le più fortunate, ai margini della legge e della società perbenista, cedono alla forma fisica, la fatica, i rischi. Come solo nell’ambiente della criminalità, la loro vita è continuamente esposta a dispetti, a rappresaglie, a regolamenti di conti e ad esecuzioni di varia matrice. È questa la vera sciagura della professione, non la morale!

Vista in tutte le sfaccettature, la prostituzione forse non è un problema tantomeno una piaga ma solo un aspetto del vivere sociale. La moralità della prostituta non è inferiore a quella della operaia in fabbrica, della donna di servizio, della telefonista, della bidella o della impiegata dell’Anagrafe. Ella stabilisce un rapporto di dialogo e di partecipazione umana e sociale come la panettiera o la parrucchiera o la tassista o la cameriera del bar e del ristorante.

MADDALENA PENITENTE  di Canova

È controverso se le prostitute offrano un servizio di utilità sociale. Per qualcuno minano l’unità della famiglia, per altri la rinsaldano o la tamponano. Per certo offrono una oggettiva pacifica alternativa ai disperati maniaci che non sapendo conquistarsi l’approccio sessuale con i corretti modi tradizionali finiscono per molestare e aggredire giovanette, colleghe, compagne e mogli altrui.

Molta ipocrisia sociale disprezza le prostitute per gelosia e per invidia: non accetta che si approprino di attenzioni negate ad altri e che traggano facile vantaggio economico.

Le convenzioni sociali, il buon gusto e il pudore, sconsigliano di parlare delle prostitute ed esplicitamente ne proibiscono l’apologia. Nessuno vorrà mai la loro glorificazione tanto meno la santificazione eppure hanno diritto ad alcuni riconoscimenti umani se non proprio come categoria almeno come individualità umane.    

L’acronimo sillabico del nostro sito Anima-MORte-Eternità = AMORE sottende il principio dell’esistenza e una illusione di immortalità. L’amore erotico è antitesi dell’amore spirituale ma, insieme, i due tipi compongono il concreto amore umano più autentico, non quello solo del santo, non quello solo del diavolo. Il nostro sito vuole schierarsi con l’intima sofferenza della prostituta che pur emarginata dalla società e dalla religione può vedere riconosciuta la dignità umana. Contrariamente alle apparenze può vivere una vita onesta morigerata rispettosa. Appare paradossale ma sa amare e rispettare e onorare anche il proprio marito o compagno: tiene distinte la sfera professionale con dedizioni meccaniche, dalla sfera affettiva privata ricca di tenerezze. Sa identicamente amare i suoi figli e soffrire per loro. Vive nel mondo civile come anonima cittadina. Coltiva interessi e ambizioni di madre. Frequenta la chiesa di appartenenza. Patisce le apprensioni della gente. Avverte la precarietà del presente. Si sgomenta pensando al futuro. Si interroga sul destino della propria anima.

Forse si dovrà riesaminare la loro posizione morale.

Il nostro sito propone la costruzione di un monumento virtuale dedicato alle anime delle prostitute che almeno dopo la morte, dimenticato il corpo materiale, ritornano spiriti umani puri e luminosi lanciati nella quiete infinita dell’Universo senza sesso.

HAREM di Giulio Rosati


 

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