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ANIMA - Mondi animati e inanimati

 


Alcune culture, principalmente le primitive, credono nell’animismo, inteso come esistenza di un’anima o di vita propria o divina in ogni oggetto e fenomeno e vivente, degna di rispetto se non addirittura di culto. Tali presenze dell’anima traggono origine da interpretazioni fideistiche ma si motivano anche con l’osservazione del vitalismo oggettivo di qualsivoglia elemento naturale, visto che anche la materia inerte possiede un proprio dinamismo prodotto dai suoi componenti e dall’interazione con le forze interne ed esterne. Tanto attivismo ad alcuni appare il frutto di una forza misteriosa o soprannaturale.

A favore delle interpretazioni misteriche o magiche o soprannaturaligiocavano talune analogie di comportamento dei piccoli fenomeni quotidiani e delle grandi manifestazioni astronomiche quando si ignoravano i campi magnetici e gravitazionali, le reazioni chimiche ed altre soggezioni della materia.

In una seconda epoca il sapere scientifico ha separato il creato in sostanze inanimate, i minerali e i vegetali, ed in esseri animati, gli animali, assegnando la distinzione alla proprietà di una anima consistente nella qualità di una forma superiore di autodeterminazione espressa dalla capacità di larga mobilità e di scelte sociali e ambientali.

La prerogativa dell’anima non assegnata ai minerali si spiega in virtù della loro frequente caratteristica di apparente staticità e refrattarietà alla coazione con l’esterno, salvo occasionali esplosioni modificative, nonché alla tendenza a trasformazioni lente e prive di regolare ciclicità.

La negazione dell’anima al mondo dei vegetali discende dai loro caratteri pur dotati di sensibilità alle influenze esterne con risposte istantanee e stagionali e periodiche, con cicli di nascita-crescita-riproduzione-morte, sprovvisti però di sistemi nervosi, di comunicazione, di socialità e di deambulazione, che ne fanno esseri viventi passivi improntati alla mancanza di autodeterminazione.

La definizione linguistica di ‘animali’ riserva a questi, compresi gli umani, il privilegio del possesso dell’anima. Molte religioni affermano da sempre che l’anima dell’uomo sia  di livello superiore e di natura divina e incorruttibile e come tale destinata all’eternità.

Per la natura spirituale l’anima è una entità immateriale, frutto di fede e di filosofia e di ambizione umana. Per la natura psichica è un delineatore dei comportamenti materiali e morali ed insieme una essenza della  personalità.

L’anima è la coordinazione nervosa, connessa alla psiche, degli stimoli provenienti dall’intero organismo. È sensibile nel riconoscere le funzioni maggiormente eccitate ed è in grado di favorirle rafforzandole.

L’anima non consiste in un organo né in una sostanza: è una funzione che commisura le pulsioni ravvivandone qualcuna privilegiata dal gradimento del momento in rapporto alla propria natura per compatibilità e aspettativa.

Non è un astratto metafisico, è un sensore elettrochimico incorporeo come il carattere, l’amore, l’istinto, l’indole, l’intelligenza, la coscienza. Permea l’organismo con una flebile elettricità che si eccita in relazione ai bisogni del momento. È una microscopica ragnatela di così bassa tensione che gli strumenti attuali non sono ancora riusciti a riconoscere e a isolare. È verosimile che sia di natura e di intensità variabile con l’individuo e con il tempo. Al pari dell’intelligenza filtra i dati mnemonici e delinea pensiero e azione.

L’anima è una emanazione della psiche che a sua volta nasce dal cervello e dalla coazione degli effetti umorali delle ghiandole. I vegetali non dispongono di anima poiché non posseggono né la psiche né il cervello. Nello stato comatoso il cervello umano è bloccato in alcune funzioni, tra le la quali la psiche, e per questo il suo organismo scade a funzioni vegetali.

Mancando l’anima, nei vegetali sussistono solo le eccitazioni passive agli stimoli esterni mentre negli animali, in quanto dotati di anima, le eccitazioni coordinate stimolano la formazione attiva dei miglioramenti nell’individuo che quando risultano reiterate nelle generazioni si trasformano in stimoli atti al miglioramento della specie. In tali termini i vegetali sono soggetti soltanto alle evoluzioni passive, mentre gli animali conseguono anche selezioni attive.

Apparsi sulla Terra circa tre miliardi di anni prima di ogni forma di vita animale, i vegetali furono tra i primi organismi a sviluppare la fotosintesi e la autoriproduzione identica, da sempre soggetta agli adattamenti ambientali.

I vegetali non hanno raggiunto il livello evolutivo degli animali, salvo considerare i primi quali progenitori in fase di sviluppo dei secondi, visto che sono ancora sprovvisti di cervello; però perciò stesso hanno affinato gli strumenti della selezione passiva in virtù della maggiore sensibilità a rispondere agli stimoli esterni con migliori capacità di percezione; lo si nota nella loro superiore sensibilità ad avvertire la presenza dell’acqua o dei sali minerali o a superare le insidie delle intemperie o nella longevità millenaria di talune specie.


 

 

 

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